Tra 20 minuti la mia cena sarà pronta: sei bastoncini di pesce impanati e un misto di verdure messicane come contorno. Tutto appena estratto dal frizer, i primi da una bella scatola blu, confezione da 44, e già messi in forno. Classica preparazione di cena america. Il mio amore lavora fino a tardi tardi, e per una serata in solitaria non è poi tanto male!
Purtroppo questa volta mi sono lasciata tentare, e mi sono addentrata nella zona proibita del supermercato: le quattro corsie del reparto surgelati, le quattro lunghissime corsie delimitate a destra e sinistra da sportelli trasparenti alti più di due metri. I vetri riflettono la luce artificiale in un modo talmente strano da creare un ambiente del tutto innaturale, e al dilà di essi ci sono centinaia e centinaia di scatole e buste colorate, con disegni, scritte e immagini di piatti appetitosi che quasi riescono a chiamarti davvero, per dirti "comprami! comprami!". Gelati azzurri, pasta annegata in un mix di dodici formaggi gialli, pizze dal peso di 5.7 kg l'una, cibo messicano, cinese, coreano, italiano... chi più ne ha più ne metta. E tu sei lì, solo, in quella luce strana, con il tuo carrello così grande da sembrare il rimorchio di un'auto, e non sai che fare. Ogni tanto qualcuno arriva, apre uno dei mille sportelli, prende una scatola qui, un paio di buste di là, e poi scompare, quasi fosse una visione. E tu sei ancora lì, quasi colpevole per non aver ancora preso niente, così alla fine, timidamente, con fare quasi furtivo, prendi qualcosa anche tu, sperando disperatamente di essere riuscito a pescare l'unico alimento del reparto che possa essere etichettato come "normale". L'ho fatto anch'io, ed ecco che ora mi ritrovo con un pentolino pieno di carote a rondelle, baccielli di fagioli a pezzi, fagioli rossi grandi, fagioli bianchi piccoli, ceci e carote tagliate a parallelepipedo. So già che le verdure verranno troppo molle e i legumi saranno duri come pietre... eh sì, perché lo sanno tutti che i legumi hanno bisogno di acqua, di diversi minuti d'ebollizione. Evidentemente a questo cuoco industriale pseudo-messicano non l'hanno detto.
Dunque ecco qui. In 20 minuti posso fare un giro intero sull'autobus E, salendo e scendendo alla fermata qui dietro casa - che poi è anche gratis!-; perdere 110 calorie facendo la ciclette al livello 4; a temperatura ottimale le cellule di Escherichia coli possono duplicarsi; gli episodi di molti cartoni animeti possono iniziare e finire, sigla compresa. Quante altre cose si possono fare in 20 minuti? Sicuramente molte, anche se ora non mi vengono in mente. Io, invece, ho cucinato qualcosa dall'aspetto ben poco convincente. Cucinato... forse non ho usato proprio il termine più corretto. Meglio dire preparato, forse.
Bene, mi rifarò guardandomi un episodio di uno dei mie telefilm preferiti , giusto per avere un po' di compagnia. Uno ... diciamo due? Non più di tre. I bastoncini di pesce li mangio con le mani però!
Purtroppo questa volta mi sono lasciata tentare, e mi sono addentrata nella zona proibita del supermercato: le quattro corsie del reparto surgelati, le quattro lunghissime corsie delimitate a destra e sinistra da sportelli trasparenti alti più di due metri. I vetri riflettono la luce artificiale in un modo talmente strano da creare un ambiente del tutto innaturale, e al dilà di essi ci sono centinaia e centinaia di scatole e buste colorate, con disegni, scritte e immagini di piatti appetitosi che quasi riescono a chiamarti davvero, per dirti "comprami! comprami!". Gelati azzurri, pasta annegata in un mix di dodici formaggi gialli, pizze dal peso di 5.7 kg l'una, cibo messicano, cinese, coreano, italiano... chi più ne ha più ne metta. E tu sei lì, solo, in quella luce strana, con il tuo carrello così grande da sembrare il rimorchio di un'auto, e non sai che fare. Ogni tanto qualcuno arriva, apre uno dei mille sportelli, prende una scatola qui, un paio di buste di là, e poi scompare, quasi fosse una visione. E tu sei ancora lì, quasi colpevole per non aver ancora preso niente, così alla fine, timidamente, con fare quasi furtivo, prendi qualcosa anche tu, sperando disperatamente di essere riuscito a pescare l'unico alimento del reparto che possa essere etichettato come "normale". L'ho fatto anch'io, ed ecco che ora mi ritrovo con un pentolino pieno di carote a rondelle, baccielli di fagioli a pezzi, fagioli rossi grandi, fagioli bianchi piccoli, ceci e carote tagliate a parallelepipedo. So già che le verdure verranno troppo molle e i legumi saranno duri come pietre... eh sì, perché lo sanno tutti che i legumi hanno bisogno di acqua, di diversi minuti d'ebollizione. Evidentemente a questo cuoco industriale pseudo-messicano non l'hanno detto.
Dunque ecco qui. In 20 minuti posso fare un giro intero sull'autobus E, salendo e scendendo alla fermata qui dietro casa - che poi è anche gratis!-; perdere 110 calorie facendo la ciclette al livello 4; a temperatura ottimale le cellule di Escherichia coli possono duplicarsi; gli episodi di molti cartoni animeti possono iniziare e finire, sigla compresa. Quante altre cose si possono fare in 20 minuti? Sicuramente molte, anche se ora non mi vengono in mente. Io, invece, ho cucinato qualcosa dall'aspetto ben poco convincente. Cucinato... forse non ho usato proprio il termine più corretto. Meglio dire preparato, forse.
Bene, mi rifarò guardandomi un episodio di uno dei mie telefilm preferiti , giusto per avere un po' di compagnia. Uno ... diciamo due? Non più di tre. I bastoncini di pesce li mangio con le mani però!
Le cene americane solitarie vanno consumate, senza alcun senso di colpa, davanti alla tv (di cui non tutti dispongono), con apposito tavolinetto (di cui tutti dispongono), e preferibilmente accompagnate da bevande gassate.
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