Secondo risveglio nella grande città. Non avendo un programma ben preciso, pensiamo di cambiare stile di colazione, per sperimentare qualcosa di un po' più americano. Ed è così che, quasi per gioco, facciamo di Lou Mitchell's (565 W Jackson Blvd) la nostra meta; dicono sia uno dei posti più famosi, tanto che spesso si è costretti ad aspettare in fila il proprio turno. Piccolo problemino: si trova praticamente dall'altro lato del loop rispetto al nostro hotel, leggermente più ad ovest della stazione in cui siamo arrivati due giorni fa! Ma cosa sono, per due esperti camminatori come noi, quattro passi a stomaco vuoto?!? Così oltrepassiamo il Chicago River e iniziamo a costeggiarlo. Il nostro coraggio sembra subito ricompensato. Alcuni operai stanno oliando le giunture di uno dei tanti ponti mobili di Chicago, mentre sotto di loro un traghetto turistico è in sosta, con sopra un uomo al microfono che descrive l'architettura urbana, e non mancano neppure quattro lavavetri che, sospesi a mezzaria, lustrano scrupolosamente la facciata di un grattacielo. Ma lo sapete che gli schizzi di acqua e sapone arrivano sulla strada ad una distanza impressionante?? In un primo momento pensavamo stesse iniziando a piovere!
Dopo una piacevole passeggiata durata circa un'ora, eccoci arrivati. Siamo fortunati: non dovremo aspettare. Il locale è grande e molto "americano"; tra bancone, tavolata comune e tavoli singoli addossati al muro, scegliamo questi ultimi - ma solo perché così pensiamo di poter stare più a lungo. Ogni coppia di posti ha la sua fiaschetta di sciroppo d'acero, una coppa di marmellata all'arancia ed una di gelatina alla ciliegia. Immediatamente arriva la tazzona di caffé, che verrà poi riempita gratuitamente ogni volta che sarà necessario. Decisi ad osare, ma non troppo, ordiniamo una porzione di tre Pancake ed una di Waffle, che ci vengono recapitati con circa una decina di monoporzioni di burro. Inutile dire che, per riuscire a finire tutto, abbiamo dovuto impegnare tutta la nostra buona volontà... Però ne è valsa la pena! Ah, volete sapere cosa mangiavano gli americani? I più avevano una padellina con dentro uova, o omelette, con due salsicce arrosto, oppure pancake o waffle accompagnati da bacon profumatissimo... oppure tutte queste cose messe insieme! E non state ad immaginare che fossero chissà quali obesi ragazzotti perdigiorno; parlo di bambini, anziani, giovani e piancenti trentenni accompagnate da uomini di mezza età in giacca e cravatta.
Con lo stomaco stracolmo ripercorriamo in tutta tranquillità le vie del loop. Ci fermiamo per qualche minuto nel Daley Center Plaza, dove in un angolo si eregge l'enigmatica scultura di Picasso. Eppure l'intrattenimento maggiore risulta un altro: impiegati di entrambi i sessi spendono la pausa pranzo seduti al sole, seguendo una partita di basket proiettata sul palazzo al di là della strada! Dopo un paio di foto, e qualche risatina, proseguiamo. Questa volta siamo proprio in america: giovani dipendenti che si dirigono velocemente al fast food dietro l'angolo, uomini d'affari col caffé in mano, e persino la classica scena della donna che esce dal "supermercato" con lenormi sacchetti di carta tra le braccia gridando TAXI!!! .
Tornati a nord, spendiamo il pomeriggio al Navy Pier, centro essenzialmente turistico che si protunde sul lago. Locali, strade per il passeggio pedonale, ormeggio di traghetti turistici e navi- ristorante, e piccolo parco giochi con tanto di ruota panoramica e casa degli specchi. A dire il vero, sarà per la stanchezza che inizia a farsi sentire, ma questo posto tanto famoso, a parte la vista meravigliosa che offre della città, non ci entusiasma poi molto!
Quando scende la sera, Chicago si illumina ed è una vero spettacolo! Intanto, agli angoli delle strade qualcuno suona il sassofono cercando di racimolare qualche dollaro. Noi ci inoltriamo nella zona dei locali costosi, in cerca di un posto per noi abbordabile dove mangiare qualcosa, e magari ascoltare un po' di musica. Scartati i ristorantini di pesce dall'aria pretenziosa, davanti ai quali vediamo persino una Ferrari parcheggiata (dall'insolito colore verde bottiglia?!?), scegliamo un piccolo e buio pub, senza tavolini all'aperto. All'interno non è male: pareti rosse e luci soffuse, lo spazio è quasi interamente occupato da un ampio bancone circolare. Seduti su due sgabelli attorno ad un alto tavolino scopriamo che Jilly's (1007 N Rush Street) era il bistrò preferito di Frank Sinatra. Dopo aver mangiato un enorme humburger con patatine - niente male davvero! - ordiniamo un margaritas per due. Intanto il locale si è riempito. Un'elegante signora sulla settantina sorseggia un bicchiere di vino bianco seduta al bancone, accanto a lei una ragazza un po' troppo rotandetta chiacchiera allegramente con uno sconosciuto dalla camminata incerta, mentre una coppia di amanti di mezza età, lei dal viso in plastica e i capelli biondissimi, si baciano o parlano ma senza mai un sorriso. Qua e là gruppi di uomini sulla cinquantina, con bicchiere in mano e le facce rilassate. In un angolo un omone senza capelli canta brani jazz accompagnandosi con la tastiera. Ogni tanto, qualcuno invita la signora per un ballo, allora lei si alza, e si muove con un'eleganza che fa quasi invidia; alla fine applaude e torna a sedersi da sola. Un po' di Chicago, insomma, per una seratina tranquilla e piacevole. Ma se siete davvero amanti del jazz, e passate da quelle parti, nel locale accanto suonano gruppi dal vivo, però dovete scusarmi: non ho segnato il nome!
Dopo una piacevole passeggiata durata circa un'ora, eccoci arrivati. Siamo fortunati: non dovremo aspettare. Il locale è grande e molto "americano"; tra bancone, tavolata comune e tavoli singoli addossati al muro, scegliamo questi ultimi - ma solo perché così pensiamo di poter stare più a lungo. Ogni coppia di posti ha la sua fiaschetta di sciroppo d'acero, una coppa di marmellata all'arancia ed una di gelatina alla ciliegia. Immediatamente arriva la tazzona di caffé, che verrà poi riempita gratuitamente ogni volta che sarà necessario. Decisi ad osare, ma non troppo, ordiniamo una porzione di tre Pancake ed una di Waffle, che ci vengono recapitati con circa una decina di monoporzioni di burro. Inutile dire che, per riuscire a finire tutto, abbiamo dovuto impegnare tutta la nostra buona volontà... Però ne è valsa la pena! Ah, volete sapere cosa mangiavano gli americani? I più avevano una padellina con dentro uova, o omelette, con due salsicce arrosto, oppure pancake o waffle accompagnati da bacon profumatissimo... oppure tutte queste cose messe insieme! E non state ad immaginare che fossero chissà quali obesi ragazzotti perdigiorno; parlo di bambini, anziani, giovani e piancenti trentenni accompagnate da uomini di mezza età in giacca e cravatta.
Con lo stomaco stracolmo ripercorriamo in tutta tranquillità le vie del loop. Ci fermiamo per qualche minuto nel Daley Center Plaza, dove in un angolo si eregge l'enigmatica scultura di Picasso. Eppure l'intrattenimento maggiore risulta un altro: impiegati di entrambi i sessi spendono la pausa pranzo seduti al sole, seguendo una partita di basket proiettata sul palazzo al di là della strada! Dopo un paio di foto, e qualche risatina, proseguiamo. Questa volta siamo proprio in america: giovani dipendenti che si dirigono velocemente al fast food dietro l'angolo, uomini d'affari col caffé in mano, e persino la classica scena della donna che esce dal "supermercato" con lenormi sacchetti di carta tra le braccia gridando TAXI!!! .
Tornati a nord, spendiamo il pomeriggio al Navy Pier, centro essenzialmente turistico che si protunde sul lago. Locali, strade per il passeggio pedonale, ormeggio di traghetti turistici e navi- ristorante, e piccolo parco giochi con tanto di ruota panoramica e casa degli specchi. A dire il vero, sarà per la stanchezza che inizia a farsi sentire, ma questo posto tanto famoso, a parte la vista meravigliosa che offre della città, non ci entusiasma poi molto!
Quando scende la sera, Chicago si illumina ed è una vero spettacolo! Intanto, agli angoli delle strade qualcuno suona il sassofono cercando di racimolare qualche dollaro. Noi ci inoltriamo nella zona dei locali costosi, in cerca di un posto per noi abbordabile dove mangiare qualcosa, e magari ascoltare un po' di musica. Scartati i ristorantini di pesce dall'aria pretenziosa, davanti ai quali vediamo persino una Ferrari parcheggiata (dall'insolito colore verde bottiglia?!?), scegliamo un piccolo e buio pub, senza tavolini all'aperto. All'interno non è male: pareti rosse e luci soffuse, lo spazio è quasi interamente occupato da un ampio bancone circolare. Seduti su due sgabelli attorno ad un alto tavolino scopriamo che Jilly's (1007 N Rush Street) era il bistrò preferito di Frank Sinatra. Dopo aver mangiato un enorme humburger con patatine - niente male davvero! - ordiniamo un margaritas per due. Intanto il locale si è riempito. Un'elegante signora sulla settantina sorseggia un bicchiere di vino bianco seduta al bancone, accanto a lei una ragazza un po' troppo rotandetta chiacchiera allegramente con uno sconosciuto dalla camminata incerta, mentre una coppia di amanti di mezza età, lei dal viso in plastica e i capelli biondissimi, si baciano o parlano ma senza mai un sorriso. Qua e là gruppi di uomini sulla cinquantina, con bicchiere in mano e le facce rilassate. In un angolo un omone senza capelli canta brani jazz accompagnandosi con la tastiera. Ogni tanto, qualcuno invita la signora per un ballo, allora lei si alza, e si muove con un'eleganza che fa quasi invidia; alla fine applaude e torna a sedersi da sola. Un po' di Chicago, insomma, per una seratina tranquilla e piacevole. Ma se siete davvero amanti del jazz, e passate da quelle parti, nel locale accanto suonano gruppi dal vivo, però dovete scusarmi: non ho segnato il nome!