Da dove si inizia per raccontare una storia lunga un mese? Una storia fatta di tante storie... Come dire di quando, dopo quattro mesi, scendi una ventina di gradini e ti ritrovi a qualche metro da una navetta aeroportuale un po' vecchia e un po' trasandata, mentre tutt'intorno a te i telefoni cellulari iniziano a squillare, e si alza uno scoordinato cora di "pronto"?. E' allora che sai che sei tornato a casa.
E' quando sei stanco e intontito da venti ore di viaggio e una notte praticamente insonne, e aspetti da ormai venti minuti che il tuo bagaglio compaia magicamente sul nastro trasportatore, e il tuo orologio ti comunica che hai ormai ufficialmente perso la coincidenza per la tua città. E mentre l'edicolante, finalmente, con estrema calma, ti dà il biglietto che stai acquistando, vedi il tuo treno che va via, hai la conferma che davvero sei tornato. E allora per un istante, ma solo un istante, ti chiedi se sia davvero così importante.
Sono i tetti disconnessi e irregolari della tua città a risponderti, le strade che mille volte hai percorso a piedi, sotto l'acqua o nel caldo estivo, le insegne dei negozi che leggevi ogni mattina mentre andavi a scuola. Sei lì, con quegli occhi stanchi che divorano tutto, ansiosi e timorosi di scoprire cosa sia cambiato. Poi scendi dal pullman e ti ritrovi tra la gente: persone che vedi per la prima volta, ma dai volti etremamente familiari, che parlano la tua lingua, con quella stessa cadenza che ti accende il cuore. E' proprio in quel momento che sai che niente potrà portarti via davvero.
E' quando sei stanco e intontito da venti ore di viaggio e una notte praticamente insonne, e aspetti da ormai venti minuti che il tuo bagaglio compaia magicamente sul nastro trasportatore, e il tuo orologio ti comunica che hai ormai ufficialmente perso la coincidenza per la tua città. E mentre l'edicolante, finalmente, con estrema calma, ti dà il biglietto che stai acquistando, vedi il tuo treno che va via, hai la conferma che davvero sei tornato. E allora per un istante, ma solo un istante, ti chiedi se sia davvero così importante.
Sono i tetti disconnessi e irregolari della tua città a risponderti, le strade che mille volte hai percorso a piedi, sotto l'acqua o nel caldo estivo, le insegne dei negozi che leggevi ogni mattina mentre andavi a scuola. Sei lì, con quegli occhi stanchi che divorano tutto, ansiosi e timorosi di scoprire cosa sia cambiato. Poi scendi dal pullman e ti ritrovi tra la gente: persone che vedi per la prima volta, ma dai volti etremamente familiari, che parlano la tua lingua, con quella stessa cadenza che ti accende il cuore. E' proprio in quel momento che sai che niente potrà portarti via davvero.
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